Amianto e demantoide della Valmalenco
Caratteristiche mineralogiche dell’amianto
Con il termine amianto (o asbesto) si indicano diverse specie mineralogiche fibrose appartenenti alla classe dei silicati. Tra queste, la più comune è il crisotilo, una varietà fibrosa del serpentino (formula chimica Mg₃Si₂O₅(OH)₄), che costituisce la forma prevalente nelle in Valmalenco. Il crisotilo si presenta sotto forma di fibre bianche, lunghe e flessibili, e raggiunge livelli di sviluppo eccezionali, con fibre che possono superare i due metri di lunghezza.
Accanto al crisotilo si trovano anche gli amianti di tipo anfibolico, costituiti da minerali come antofillite, actinolite, tremolite, amosite e crocidolite. Si tratta di silicati a doppia catena, caratterizzati da una struttura fibrosa particolarmente resistente, con colori che variano dal bruno al verde.
In Italia, la normativa definisce come “amianto” sia il crisotilo (di origine serpentinitica) sia cinque varietà di anfiboli fibrosi: actinolite, amosite, antofillite, crocidolite e tremolite. Le proprietà fisiche comuni – in particolare la forma aciculare (a “spillo”) e le dimensioni microscopiche delle fibre – spiegano il vasto impiego industriale dell’amianto, grazie alla sua elevata resistenza al calore, agli agenti chimici e all’usura. Tuttavia, sono le stesse caratteristiche che lo rendono pericoloso per la salute: una volta inalate, le fibre possono penetrare in profondità nei polmoni, con gravi conseguenze a lungo termine.
Breve storia dell’estrazione dell’amianto
L’amianto della Valmalenco è stato oggetto di interesse e raccolta fin dall’Ottocento. Infatti, alcune famiglie di Lanzada ne intuirono il potenziale economico, riconoscendo il valore del crisotilo presente nella zona. Con il tempo, l’estrazione si estese anche ad altre aree della valle, tra cui il Monte dell’Amianto e la zona della Ventina. Negli anni ’30 e ’40 del Novecento, l’amianto valtellinese fu lavorato da diverse aziende, che ne valorizzarono la fibra lunga e resistente, destinandola al mercato nazionale. Nonostante ciò, la produzione mantenne sempre un carattere artigianale e su scala limitata, fino al progressivo abbandono dell’attività negli anni ’90.
Il demantoide: un granato verde
Il demantoide è una varietà di granato andradite dal caratteristico colore verde brillante, chimicamente definito come Ca₃Fe₂Si₃O₁₂. È considerato una gemma pregiata, con tonalità che variano dal verde smeraldo al giallo-verdastro, dovute alla presenza di cromo e ferro nella sua struttura cristallina. In Valmalenco, il demantoide si rinviene sotto forma di cristalli nelle rocce serpentinitiche. La sua formazione è legata ai processi metamorfici che interessano le rocce ultrafemiche: in particolari condizioni di pressione e temperatura, e grazie alla circolazione di fluidi idrotermali ricchi in silice, cromo e ferro. Il demantoide è considerato un ritrovamento mineralogico di straordinaria rilevanza, tanto da essere annoverato tra i minerali più rappresentativi della zona ed esposto in prestigiosi musei mineralogici a livello internazionale.

Demantoide con cristalli fino a 1,2 cm proveniente dallo Sferlun. Ex collezione F. Bedognè ora Museo Mineralogico di Lanzada. (Foto Roberto Appiani).

Demantoide con cristalli fino a 1,2 cm proveniente dallo Sferlun. Ex collezione F. Bedognè ora collezione Luca Bertelli. (Foto Roberto Appiani).

L'iconico cassetto dei dematoidi della collezione Francesco Bedognè. (Foto Roberto Appiani).